Nelle sedute di psicoanalisi infantile, il bambino e il terapeuta lavorano con una scatola di giocattoli, pensati per sviluppare fantasie e storie che il bambino non ha potuto ancora costruire. Le scatole sono simili, ma nessuna è uguale all’altra e il loro contenuto si modifica nel tempo di terapia.
Anche nella psicoanalisi degli adolescenti e degli adulti la scatola c’è, ma è metaforica. Se la sofferenza psichica nasce da una insufficiente o confusa capacità di sentire, pensare, sognare, essere se stessi, per la clinica psicoanalitica è oggi centrale esplorare e sviluppare gli apparati che producono il sentire, il pensare, il sognare. Il terapeuta incontra il paziente e gli offre “la propria scatola degli attrezzi”, per mettersi in ascolto delle sensazioni che la vita propone, co-costruire gli strumenti per contenere la forza a volte dirompente delle emozioni (il dolore per le perdite, la rabbia per le carenze e le esclusioni, la vergogna per gli aspetti poco riusciti di sé, la confusione degli stati eccitati, le angosce senza nome) e trasformarle in esperienze tollerabili e pensabili.